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All'inizio e nella prima metà del Novecento da Vienna la psicoanalisi si diffuse in molti paesi europei e negli Stati Uniti d'America - principalmente grazie alle pubblicazioni e alle conferenze pubbliche di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung - suscitando la curiosità e l'interesse, ma anche l'ostilità, di una gran parte del mondo medico (neurologi, psichiatri e psicologi), interessato allo studio e alla cura dei disturbi "nervosi" e mentali. Negli stessi decenni complessi e drammatici eventi politici coinvolsero, anche se in modo diverso, il mondo intero: eventi regressivi, come la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, e l'affermazione di regimi totalitari e dittatoriali (comunismo, fascismo, nazismo, franchismo, per esempio) con le loro degenerazioni di violenza e di razzismo; e progressivi, come la conquista di una maggiore e più diffusa giustizia sociale (compresa l'emancipazione femminile), e una migliore tutela della salute e delle condizioni economiche in una gran parte del mondo. Nei saggi raccolti in questo libro sono presentate e commentate - attraverso il racconto della vita e delle opere di medici, psicologi e intellettuali, fino ad ora oggetto di scarsa attenzione da parte della storiografia psicoanalitica - alcune originali e significative esperienze di psicoanalisi applicata in diversi contesti: Isador Coriat a Boston, nel New England ancora impregnato dello spirito puritano dei Padri Pellegrini; le anticonformiste Jessie Murray, Julia Turner e May Sinclair a Londra, negli anni del primo conflitto mondiale e dei primi conflitti con l'ortodossia freudiana, capeggiata da Ernest Jones; Ernst Simmel a Berlino, nella Germania creativa e gaudente di Weimar, che pochi anni dopo avrebbe lasciato mano libera alla nefanda furia nazista; e, infine, Winifred Rushforth a Edimburgo, nella Scozia secolarizzata e proiettata verso la contraddittoria e difficile epoca, in cui stiamo vivendo. Prefazione di Rita Corsa.